Scagli la prima pietra chi è senza peccato. E piovono pietre sulle nostre teste di peccatori. Moriremo lapidati dal giudizio inesorabile di un super io collettivo, pronto ad assassinare tutto ciò che elude la sorveglianza di una legge morale che, più che essere dentro di noi, imperversa nella forma sottile del diniego. Succede così con le malattie dell’anima, relegate nel rimosso perché spaventose e foriere di una fragilità inaccettabile nell’epoca delle intelligenze (e bellezze) artificiali.
Fedez racconta sul palco dell’Ariston il suo male di vivere. Usando parole dirette e forti come l’uso degli psicofarmaci che imperversano nella sua vita.
“Prenditi i sogni
Pure i miei soldi
Basta che resti lontana da me
Vedo il bicchiere
Mezzo pieno
Con due gocce di veleno”
È come incontrarla per strada, come imbattersi in una iettatura inesorabile da cui scappare a gambe levate. La depressione prende le forme di un’entità con cui lottare ma contro cui la battaglia è persa. O comunque spaventosa al punto da indossare le lenti scure come il colore mortifero che la caratterizza.
“Vedo nero pure il cielo
Vetri rotti schegge negli occhi”
Occhi neri quindi sono quelli con cui si presenta il rapper, che mette in versi l’impotenza e il dolore provati. Prestando il fianco alla severità del giudizio di chi li nega, ma dando l’opportunità di pensare a chi è disposto a farlo.
La legge morale dentro di noi, per citare Kant un po’ a sproposito, soccombe di fronte a un cielo stellato che sovrasta per grandezza e vita. La pulsione di morte esiste, eccome, e si intravede nella gravità di una depressione resistente e soprattutto intransigente.
Fedez rende quelle parole adatte ad essere ascoltate da tutti, e soprattutto dai più giovani, folla oceanica di click, e like, e commenti sui social. E se sono così tanti il motivo è che toccano corde dell’anima che bene o male appartengono a tutti.
Il nazional popolare come questo festival, sempre testimone di un tempo e di una cultura. Anche “Battito”, la canzone, ne è figlia.
Noi, gli spettatori, siamo tutti ingaggiati e coinvolti nell’anonimato del nostro contributo a crearla, quella certa cultura. Anche nell’ascesa e discesa violenta delle grandi illusioni collettive,
Dentro i miei occhi
Guerra dei mondi
Tu mi conosci
Meglio di me
Vorrei guarire
Ma non credo
Se è vero che i nostri sintomi ci conoscono meglio di noi, ci piace pensare che la guerra dei mondi, i conflitti, si possano affrontare e risolvere. Sotto il cielo stellato, sopra di noi, ma anche dentro di noi.