Come Melville rischiara di bianco la stanza d’analisi
Moby Dick è un’opera inesauribile in grado di essere contemporaneamente un’infinità di cose. I suoi personaggi, Moby Dick, Achab, Starbucks, come anche la stessa nave, il Pequod, ed ogni vicenda tra loro divengono miriade, pozzo, caleidoscopio di simboli e generazione di significati. Nel momento in cui Melville scrive il romanzo, la caccia alle balene era simile alla ricerca dell’oro nero: l’olio di balena rischiarava e scaldava le case come avrebbe poi fatto il petrolio. Era infatti un’attività centrale nell’economia di una nazione, per fatturato e forza-lavoro impiegata, al pari di quanto possano essere oggi alcuni scomparti strategici di un paese.
In un capitolo straordinario di questo libro penso di avere trovato ancora dell’olio di balena in grado di rischiarare e scaldare la stanza di analisi. È il capitolo in cui Melville, parlando della bianchezza della balena, si chiede quale sia il significato del colore bianco. Il bianco suscita sentimenti positivi o negativi? La risposta di Melville è che non si può rispondere, il tema è ‘indecidibile’. Al pari di quando si occupa di sviluppare l’argomento cetologico, con lo stesso fare meticoloso, Melville dispiega tutti i diversi effetti psicologici che il bianco può suscitare nell’uomo. Ricorre ad un inventario di occasioni e situazioni senza alla fine poter decidersi tra l’effetto purificante e salvifico del colore bianco (la luce divina, etc.) e quello terrifico e mortifero proprio del sudario o degli spettri. D’altronde, egli conclude, il bianco è sia compresenza di ogni colore che assenza del colore stesso. Il bianco, potremmo dire in senso bioniano, indica un fatto psichico: l’oggetto totalmente presente e al tempo stesso totalmente assente.
Questo fatto psichico può essere simbolizzato dalla balena bianca, che è qualcosa di enorme, immortale ed ubiquo (nel romanzo vengono attribuite queste qualità a Moby Dick), al pari del ruolo che nella vita dell’uomo ha l’elemento indecidibile, del non conosciuto e dell’assenza di certezze definitive. La morte, d’altronde, è l’unica certezza, anche se non è semplicemente una certezza positiva: non rappresenta solo ciò che è sicuramente certo (tutti dobbiamo morire) ma anche e soprattutto ciò che è sicuramente incerto (che accade dopo la morte?)
Il profondo insegnamento che trovo in questo passaggio di Melville è che proprio questo ignoto è un elemento di conoscenza positiva. Non è un semplice non sapere ma un continuo ed imperterrito stimolo a conoscere ciò che ancora non si sa. Quando si dice che la psicoanalisi non porta avanti un sapere positivo, mi permetto di dissentire affermando piuttosto che questo “al di là del noto” è un sapere estremamente positivo, basato sulla positività del non poter sapere mai del tutto.
La capacita negativa di cui parla Keats si riferisce al travaglio dell’artista che crea. Bion (https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/capacita-negativa/) cita il concetto riformulandolo in modo originale per utilizzarlo nell’ascolto in seduta: entrambi si fondano sull’importanza di concentrarsi su ciò che non sappiamo, e comunicano una profonda fiducia che l’oggetto, in quanto inconoscibile, è fonte e occasione di inesauribile conoscenza. D’altronde ho avuto conferma di questo, della positività di un sapere negativo, ascoltando un recente intervento di S. Thanopulos. Esprimeva che la psicoanalisi non è portatrice di un sapere positivo con una tale veemenza da lasciar pensare che di per sé questo stesso negare è in fin dei conti un sapere positivo.
In Moby Dick, questo fatto psichico, ovvero la certezza positiva del non ancora conosciuto, diviene la balena bianca: un oggetto sfuggente, enorme, eterno, ubiquitario, indistruttibile, intelligente entro il quale vi può essere una ricchezza inesauribile.
Tuttavia, sempre ricorrendo a Melville, siamo avvertiti che questo può suscitare reazioni di ogni tipo e genere. Nel romanzo vediamo in primo piano cosa questo susciti in Achab: odio e sete di vendetta. È il romanzo dell’odio autodistruttivo che assume nel capitano Achab una forma monomaniaca. Questa ossessione esita in una feroce convinzione di estirpare il male dal mondo trascinando a sua volta l’intero equipaggio alla distruzione nella sua personale crociata. Straordinaria metafora di un leader in grado di trascinare le folle col proprio fanatismo. Il fanatismo si fonda sempre sulla negazione della positività del non sapere: non vi è fanatismo senza promessa o visione di un al di là.
Alcuni soggetti in analisi sono come Achab, masochisti, narcisisti, stati-limite. Il cui unico oggetto interno di cui possono disporre è un oggetto cattivo; un oggetto non inteso in senso kleiniano, non è l’oggetto scisso per intenderci, ma è l’unico oggetto (interno) di cui possono disporre. Nella loro storia, queste persone sono state alle prese con un oggetto imprevedibile che non gli ha permesso di regolare e tollerare né l’assenza né la presenza dell’altro. Sono soggetti che tendono quindi ad istituire legami di dipendenza intrisi di odio. (Baldassarro 2024)
Penso possa aiutare pensare a un oggetto di questo tipo come ad un oggetto bianco: Moby Dick ci insegna che l’oggetto non è cattivo di per sé. Piuttosto l’odio nasce nella relazione che abbiamo con esso, con la sua indecidibile presenza-assenza (oltre che con la storia che abbiamo avuto con esso, specie se ci ha amputati di una gamba).
Devo riconoscere che mi ero avventurato nella rilettura del romanzo cercando in Moby Dick una figura, nuova ed evocativa, della pulsione di morte. Non vi ho trovato questo ma forse qualcosa di più e di meglio. Quando sul lettino un paziente esprime tutto il suo odio verso le figure parentali, i colleghi, e, ovviamente, verso l’analista, si può provare a sopravvivere riemergendo, sfiatando e chiedendosi ma chi sono poi tutti questi oggetti odiosi?
E nel non sapermi rispondere trovo una scintilla di affetto.
Riferimenti
Melville, Moby Dick o la balena, trad it. Cesare Pavese, ed. Adelphi, Milano
Bion W (1970), Attenzione ed Interpretazione, trad it. Armando, Roma, 1973
Barbara Spinelli e Gabriella Caramore, Moby Dick o l’ossessione del male, ciclo di puntate del programma radiofonico Uomini e Profeti trasmesso su radio tre dal 2 al 23 novembre 2008
Thanopolus, Intervento alla giornata di inaugurazione del training del 16 Novembre 2024
Andrea Baldassarro, L’oggetto cattivo, Serata Scientifica del Centro Psicoanalitico di Roma del 20 Novembre 2024