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“DA OGGETTO DI INTERVENTO A SOGGETTO DELLA PROPRIA TRASFORMAZIONE - Recensione di Antonio Buonanno


“DA OGGETTO DI INTERVENTO A SOGGETTO DELLA PROPRIA TRASFORMAZIONE - Recensione di Antonio Buonanno

"Da oggetto d'intervento a soggetto della propria trasformazione" di Andrea Narracci
Bruno Mondadori editore - collana Ricerca

Questo testo intende fare il punto sullo sviluppo e l'utilizzazione in Italia dei Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare. Questi gruppi, concepiti da Jorge Garcia Badaracco a Buenos Aires sul finire degli anni '60 del secolo scorso come un'estensione del metodo psicoanalitico per trattare i pazienti gravi in Ospedale Psichiatrico, dall'Argentina si sono diffusi in tutto il mondo. Nel nostro paese in particolare, i Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare, anche molto grazie all'opera di diffusione e al lavoro nei servizi psichiatrici di Andrea Narracci, socio del CPdR e curatore di questo volume (a cui abbiamo partecipato in molti, compresi diversi analisti Spi, come me e Fausta Calvosa, sempre del CPdR, e Alessandro Antonucci e Pier Luca Zuppi del CdPR), sono presenti in molti contesti di cura, sia pubblici, come i Dsm e gli Spdc, che del privato convenzionato, come le Strutture Residenziali Psichiatriche o le Comunità Terapeutiche, o, infine, del privato sociale, come nel caso del Laboratorio Italiano di Psicoanalisi Multifamiliare.Le ragioni di tale propagazione sono da ricercare in due ordini di fattori, uno più clinico, l'altro teorico. Quello clinico ha a che fare con l'evidente beneficio sui partecipanti: Badaracco riteneva che il gruppo sia di grande aiuto ad una terapia intrapresa parallelamente dal paziente ma, in alcuni casi, rappresenta anche l'unico possibile intervento in situazioni altrimenti non raggiungibili dal dispositivo tradizionale, agendo, al contempo, oltre che sul paziente anche sul contesto d'origine e nel quale il paziente tornerà e su quello di cura, cioè i suoi familiari e sulle equipe dei curanti. Quello teorico, ancorato ad una solida tradizione psicoanalitica che da Freud e Ferenczi passa per Balint, Winnicott, Bion e Searles (vorrei segnalare che la formazione psicoanalitica dello psichiatra sudamericano era in gran parte avvenuta in Europa: nel libro Narracci ricorda come Badaracco avesse come colleghi di training Green e Racamier) fa sì che la Psicoanalisi Multifamiliare possa essere considerata una lingua franca che permette a operatori di formazione e professionalità diverse che lavorano nello stesso servizio o, addirittura, in servizi differenti, di mettere a confronto le proprie letture delle situazioni psicopatologiche e delle conseguenti azioni terapeutiche, costruendo un minimo comun denominatore, una narrativa alternativa (in luoghi spesso monopolizzati dal paradigma biologista) con caratteristiche inclusive, una lingua capace di descrivere e far comprendere i fenomeni di scissione e di identificazione proiettiva e le dinamiche transferali, in un coinvolgimento attivo di tutti i protagonisti della salute mentale: pazienti, familiari e operatori. In tal modo i legami e i mandati generazionali (spesso trans-generazionali) possono essere meglio compresi e riconosciuti nella loro dimensione di "interdipenze patologiche e patogene" e allentati. Quando tali relazioni limitanti si saranno attenuate, potrà emergere la natura profonda e più autentica delle persone tra cui si era sviluppato quel legame, verrà così fuori quella che Badaracco chiamava la "virtualità sana" che guida la trasformazione da oggetto di intervento a soggetto della propria trasformazione.

Antonio Buonanno



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