Sulla serata "“Pontalis lettore di Winnicott” con Chiara Matteini
Effetto-notte. Suggestioni, significati, rimandi, percezioni differenti. Un film, ma soprattutto immagini anche divergenti tra loro.
Rinvia al chiaroscuro del linguaggio, dei linguaggi – delle teorie, degli autori, della coppia al lavoro – ma anche ad una tecnica cinematografica a tutta prima apparentemente poco confortevole nella traversata analitica di Pontalis e Winnicott, in questo davvero stranieri vicini. L’effetto-notte, infatti, risulta come una deformazione della realtà sulla base di un risultato già immaginato, già presente nella mente del regista. D’altra parte, come non pensare al già là winnicottiano?
Il rifiuto di questa torsione dei cento, mille accadimenti che si avvicendano in una seduta, in un’analisi, nello sviluppo di un pensiero psicoanalitico, in una forma già costituita nella mente dell’autore e dell’analista, è la vocazione, azzarderei, dei due autori intorno ai quali ruota il bellissimo lavoro di Chiara Matteini Effetto notte. Pontalis lettore di Winnicott, che ha inaugurato il primo anno scientifico del nuovo esecutivo del Centro Psicoanalitico di Roma.
Sono molteplici e differenti le traiettorie di pensiero che scaturiscono dalla lettura del testo, impossibile in questa sede esplorarle tutte e d’altronde sono stati molti gli interventi che ne hanno messe in luce alcune.
Primo tra tutti, il secondo lavoro della serata, di Valeria Condino, che ruota intorno ad un paziente incompiuto, a cui prestare costruzioni, nessi, fantasie. Condino e Matteini dialogano sul potere trasformativo della dimensione estetica e poetica dell’interpretazione, attraverso la ricerca di “parentele nascoste” (Foucault) e sui principali ostacoli alla libertà dell’analista: quanto è difficile, infatti, si chiede Matteini, ricordare ancora la libertà degli inizi della psicoanalisi?
Si discute anche del dato metapsicologico in Winnicott: Maurizio Balsamo e Amalia Giuffrida concordano sulla sua presenza e sulla sua forza, nel pensiero dell’autore britannico. Viceversa, si ricorda quanto il concetto di Sé, assente nel Vocabulaire, sia poi riscoperto da Pontalis proprio attraverso Winnicott, un vero Sé “inviolabile e solo”.
Cecilia Ieri accenna “all’illusione di non essere solo ciò che si è incontrato”, comparando il giro degli appuntamenti mancati al crollo, mentre Fusilli de Camillis ricorda quanto Winnicott raccomandi di rinunciare a risolvere il paradosso. E quanta fecondità possiamo trovare nei paradossi ce lo mostra in ogni pagina, in ogni piega del suo pensiero, paradossalmente ostico nella sua assoluta linearità.
Mi sono chiesta quali fossero le traduzioni di effetto-notte nelle lingue che frequento maggiormente. Nachteffekt, day for night, la nuite américaine. E nelle diverse lingue persiste, almeno al mio orecchio, la dimensione quasi magica, incantata, di quell’area violacea delle ore subito prima dell’alba.
Prima che la luce – rassicurante, ordinatrice, necessaria – della teorizzazione si insinui nell’ombra e negli angoli del sogno. Un sogno che è sempre a due, che si tratti dei due nella stanza o dell’analista che teorizza e sogna con chi lo ha preceduto.
E prima che la luce riveli che il mostro che stava in agguato era la proverbiale sedia coperta di vestiti. Dunque la prova dell’estraneo è anche l’effetto giorno, forse il fare nuovamente conoscenza con la stanza di sempre, adesso inondata di luce della teoria, la stessa stanza che abbiamo abitato di notte, nella quale gli oggetti quotidiani che la occupano sono divenuti, fertilmente, unheimlich.
La serata di stasera ci ricorda di navigare davvero la psicoanalisi come fa chi ama il mare: averne paura, riconoscerne i rischi e, con amore, attraversarlo.