(...) Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre (...).
(Pedro Salinas, 1933)
Il testo L’Io e l’Es (1923) irradia ipotesi e anticipazioni in molte direzioni, che si sono rivelate fondamentali nella ricerca psicoanalitica successiva. Solo enumerando alcune delle questioni che il testo apre si può cogliere l’ampiezza delle traiettorie aperte. Tra queste ricordiamo: la definizione delle differenti tipologie di inconscio, con la dissociazione di un inconscio non rimosso; le questioni legate ai processi identificatori e al narcisismo; la frantumazione potenziale dell’Io, attraverso meccanismi scissionali e dissociativi, con l’ampio spettro di posizioni teoriche relative allo statuto del Sé; l’ipotesi della pulsione di morte, collegata ai processi di ripetizione, e dunque la riflessione sulla distruttività e sulla ripetizione traumatica di tracce originarie; l’enorme campo di riflessione teorica legato agli aspetti primitivi della strutturazione psiche-corpo. La celebrazione del centenario della pubblicazione del testo L’Io e l’Es ha ispirato l’idea di tornare a mettere al lavoro questo scritto così ricco di spunti. È nata così l’idea di organizzare un laboratorio inter-centri aperto a colleghi candidati che avessero completato il Training e ai neoassociati. L’obiettivo è stato quello di esplorare il testo freudiano attraverso una lettura collettiva, permettendo ai partecipanti di sviluppare nuove riflessioni, proporre interrogativi e ipotesi di lavoro. Il lavoro dei gruppi è arrivato a produrre riflessioni che hanno intrecciato aspetti teorici e clinici, interrogando in particolare la clinica contemporanea.
Le riflessioni sono state condivise durante una tavola rotonda, in cui analisti con differenti esperienze e ruoli hanno dialogato. Francesco Barale, Giovanni Foresti e Tiziana Bastianini hanno esplorato nella mattinata gli aspetti teorici, moderati da Benedetta Guerrini Degli Innocenti. Nel pomeriggio, il laboratorio intercentri (CPdR, CMP, CPF), composto Monica Bomba, Davide Cavagna, Rosapia Lauro Grotto, Olimpia Sartorelli, Chiara Buoncristiani, Elisa Casini, Valeria Condino e Tommaso Romani si è confrontato su temi distinti, a partire da questioni cliniche, moderati da Fabio Castriota. Dopo le due discussioni, il dibattito è stato arricchito dagli interventi dei partecipanti.
Ci sembra si sia avviato un percorso vitale di ritorno al testo freudiano, di approfondimento, di scambio grazie all’apertura di diversi interrogativi. Ne è venuta fuori una esperienza ricca, che si è poi deciso di raccogliere in un volume all’interno della collana Multiversi del Centro Psicoanalitico di Roma. Pertanto troverete in questo volume la raccolta degli interventi dei gruppi laboratoriali e degli interventi dei relatori della giornata del 2 dicembre 2023. La partecipazione al percorso è stata coinvolgente; ci auguriamo che i lettori possano trovare altrettanto stimolante l’esplorazione dei vari contributi, sia attraverso la lettura personale che tramite il confronto con colleghi e autori di riferimento. Speriamo che essi possano vivere un’esperienza simile alla nostra e continuare ad essere mossi da ciò che questo percorso ha suscitato. Recentemente infatti siamo tornate a confrontarci su alcuni spunti nati da questo lavoro gruppale, proseguendo il discorso che avevamo avviato dopo la giornata di studi, ritornando sulla necessità e sulle difficoltà di attivare soprattutto con alcuni pazienti modalità di ascolto in grado di accogliere e contattare stati emotivi inesprimibili sul piano simbolico, registri custoditi nella psiche in modo non verbale…
Abbiamo ripreso il tema grazie ad un quaderno che una di noi stava utilizzando per appuntare una seduta appena conclusa con una paziente: è un quaderno particolare che viene dalla Grecia e viene lì usato abitualmente: ciascuna pagina ha al centro uno spazio bianco (senza righe, né quadretti, ben inquadrato nella parte alta della pagina) mentre ha nella parte inferiore le ‘canoniche’ righe. Questa particolare tipologia di quaderno si è prestata a ripensare alla giornata su L’Io e l’Es. Forse il punto è proprio questo: ricordarsi di lasciare uno spazio bianco, senza righe, né quadretti, dove provare a tracciare immagini, magari anche scarabocchi (Winnicott ci insegna quanto siano ricchi e potenzialmente carichi di significati). Uno spazio aperto in cui tracciare segni o parole su cui la mente si sofferma, elementi abbozzati, ancora non legati (inchiodati, chiusi) a una forma troppo ben definita, ad una struttura sintattica. Sarebbe un buon esercizio prendere appunti delle sedute con i pazienti su un foglio a righe, uno a quadretti, un pentagramma, uno spazio bianco. Ci potremmo esercitare a passare da un medium a un altro, e forse così riuscire a cogliere aspetti che altrimenti rischiano di sfuggire, incoraggiandoci a esplorare ognuno con le proprie modalità dei tentativi di ‘messa in forma’. Tentativi che devono inoltre adattarsi e coniugarsi al singolo paziente, con le proprie specifiche e sensibilità. Alla luce di quanto detto ci auguriamo che il lavoro intercentri possa continuare in modo proficuo, consentendo ulteriori approfondimenti e scambi costruttivi.
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