Dall’atemporalità del trauma all’ingresso nel tempo: l’analista sul filo “tra la voragine del trauma senza precipitare nella ripetizione, e tentativo di ricostruzione…”
Commento di Giuseppe Moccia
Vorrei iniziare il mio commento esprimendo il mio apprezzamento per questo nuovo libro di
Marina Breccia. Non capita spesso di leggere lavori di una tale ampiezza interdisciplinare che
spazia dalla sociologia, alla letteratura, all’arte, alla poesia, alla teoria e alla clinica
psicoanalitica, su un tema come quello della psicodinamica del trauma, della eterogeneità
delle sue memorie, dei suoi effetti alienanti e del suo ripetersi, non solo attraverso il ricordo,
ma attraverso il suo ri-presentarsi in azione, in una dimensione astorica e atemporale. (...)