MATER MATUTA - Gennaro Vallifuoco [2018 Acrilico. olio e foglia oro su tavola di MDF]
a EMMELINE e MINNA BERNAYS
Vienna, 16 ottobre 1887 propriamente
martedì [lunedì], mezzanotte e mezzo
Cara mamma e cara Minna,
sono tremendamente stanco, e ho ancora tante lettere da scrivere; ma prima di tutto a voi. Sapete già, dal telegramma, che abbiamo una femminuccia, pesa tremilaquattrocento grammi, il che è abbastanza notevole, è terribilmente brutta, dal primo momento si è messa a succhiare la mano destra, sembra per il resto molto buona e si comporta come se davvero fosse di casa. Nonostante la magnifica voce, strilla poco, si guarda intorno molto divertita, sta comodamente sdraiata nella splendida carrozzina e non dà l'impressione di essere scontenta della sua grande avventura. Naturalmente si chiama Mathilde come la moglie del dottor Breuer. Ma come si fa a scrivere tante cose su di una creatura che ha cinque ore? Naturalmente le voglio già molto bene, quantunque non l'abbia ancora vista di giorno. E' nata alle sette e tre quarti.
Forse vi interessa di più la madre. Ha superato da brava, con coraggio e con amabilità, tutte queste ore. Non un segno di impazienza o di cattivo umore, e sempre, quando era costretta a gridare, si scusava con il medico e con la levatrice. Ieri notte si è svegliata verso le tre con le prime doglie, decidemmo di attendere fino alle cinque, poi andai a prendere il dottor Lott e la levatrice, che abita molto vicino; non accettammo visite, nemmeno Eli con Ditta; per fortuna era domenica, e non c'erano né ambulatorio né visite da fare. Da principio le cose sono andate molto lentamente. Lott faceva una faccia perplessa e diceva che poteva durare tutta la notte, sicché il bambino avrebbe perduto il privilegio di nascere di domenica. Nel pomeriggio, cominciarono violenti dolori, il lavoro principale fu presto fatto, e ci mettemmo ad attendere la nascita per la serata. Dalle cinque in poi, però, le doglie cessarono, il bambino non voleva venire avanti, e Lott alla fine, poiché la situazione alle sette e mezzo non migliorava, si decise a intervenire col forcipe. Martha fu d'accordo, non aveva paura e in ogni momento di sollievo scherzava con chi l'assisteva e con il compagno di sofferenze (che ero io); quanto a me, sono così stanco come se avessi dovuto sopportare tutto anche io. Alle sette e tre quarti, dunque, abbiamo avuto il bambino. Martha si è sentita subito molto bene, ha avuto una scodella di minestra, ha gioito immensamente quando ha visto la piccola creatura e, nonostante l'esaurimento fisico e morale, a tale vista siamo stati tutti e due molto felici. Sono tredici mesi da quando abbiamo cominciato a vivere insieme e ho sempre lodato il mio coraggio di farle la corte quando ancora la conoscevo così poco; da allora ho sempre apprezzato l'inestimabile tesoro che ho conquistato in lei, ma non l'ho mai vista così magnifica nella sua autenticità e bontà come in questa difficile occasione, che non ammette simulazioni. Sono molto felicie e, come il medico, spero che tutto continui ad andare bene secondo quanto promettono tutti i sintomi.
Buona notte, scrivete certamente subito alla vostra piccola famiglia formata da Martha, Mathilde e Sigmund.
S. Freud - "Epistolari. Lettere alla fidanzata e ad altri corrispondenti 1873-1939" - Bollati Boringhieri