Cultura, cinema e arte

Il prestigioso Premio Musatti a Mario Martone. Congresso Nazionale della SPI 2024 “Psiche e Polis”.


Il prestigioso Premio Musatti a Mario Martone.  Congresso Nazionale della SPI 2024 “Psiche e Polis”.

Mario Martone e il suo cinema

a cura di E. Marchiori e A.A. Moroni, con i contributi di F. Barosi, S. Diena, A. Meneghini, F. Salierno e R. Valdrè

“Sono convinto che esista un rapporto fortissimo
tra arte e il proprio tempo, la collettività e la polis”

(M. Martone, 2022)

Nella storia del cinema italiano Mario Martone (Napoli, 1959) è l’unico esponente che è riuscito a intrecciare in modo mirabile fiction, documentario e teatro, in un dialogo inarrestabile e fecondo.
La sua arte, densa di passione civile e politica, si declina in regie cinematografiche, di opere teatrali e liriche, ma anche nella produzione di performance e installazioni, oltre che di lavori per la radio. I suoi film, sia quelli che affrontano tematiche storiche e biografiche, sia quelli che ripropongono copioni teatrali, sono radicati nell’attualità e si proiettano nel futuro, in modo talora quasi profetico. Regista rigoroso, e al contempo profondamente libero, nelle sue opere riesce a dare corpo a dinamiche psichiche profonde, a mettere in scena la lotta tra Eros e Thanatos, il conflitto tra creatività e distruttività, la contrapposizione tra commedia e tragedia, l’incontro o il contrasto tra l’individuo e la collettività.
Nel libro, estremamente denso e interessante, dedicato alla sua opera “Mario Martone. Il cinema e i fim” (2022), a cura di Armocida e Mazzaro, il suo cinema è definito “un laboratorio permanente, un’officina surriscaldata”, “un cantiere”.
Tra i saggi, le testimonianze e le interviste a vari protagonisti del suo cinema e collaboratori, si trova anche un toccante dialogo con Martone, che afferma (Nazzaro, 2022, p.29): “I miei film, nel rispetto dello spirito del viaggio, non si chiudono. Sono dei transiti. Questo cosa vuol dire? Che lo spettatore è invitato a proseguire il viaggio. Non indico attraverso il viaggio la meta finale. Compio un transito, e lo spettatore con me. Poi, regolarmente, il film non si conclude mai con una conclusione, con un’invenzione della sceneggiatura, resta sempre una domanda con cui si apre”.
Non è questa anche la posizione di uno psicoanalista? Non è così che si concludono i viaggi, o meglio ora possiamo dire, i “transiti” psicoanalitici?
“La zona franosa in cui agisce la catena dell’inconscio, ancorchè poco indagata, sembra accompagnare sempre e, spesso, quasi esserne la sostanza, il lavoro di Martone”: questo è l’incipit del lavoro di Lorenzo Esposito (2023, 202), dedicato al film “Teatro di guerra” (1998).

Queste citazioni bastano ad avvallare la scelta, da parte della Società Psicoanalitica Italiana, di attribuire a Mario Martone il prestigioso Premio Musatti, in occasione del Congresso Nazionale della SPI 2024 “Psiche e Polis”.
La preparazione di un video celebrativo ha portato il piacere di vedere o rivedere, da parte di un gruppo di psicoanalisti, una decina di sue opere cinematografiche: “Morte di un matematico napoletano” (1992), “L’amore molesto” (1995), “Teatro di guerra” (1998), “L’odore del sangue” (2004), “Noi credevamo” (2010), “Il giovane favoloso” (2014), “Capri-revolution (2018), “Il Sindaco del Rione Sanità” (2019), “Qui rido io” (2021) e “Nostalgia” (2022).
È stato un lavoro alla ricerca della “sostanza”, in chiave psicoanalitica, dell’opera di questo artista tanto in sintonia con “l’arte” della psicoanalisi.

 

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