“La perdita di una persona cara – scrive Bill Viola– ci insegna il valore e la sacralità della vita umana e la presenza permanente dell’amore”.
In copertina: Bill Viola “OBSERVANCE” (2002). Video a colori ad alta definizione su schermo al plasma montato a parete. Foto: Kira Perov
Editoriale di Barbara Massimilla tratto dal libro a sua cura: “La Perdita. Lutti e trasformazioni” (Editore Vivarium, 2011)
È un’arte di emozione quella di Bill Viola, che per essere compresa sino in fondo necessita, come afferma Cynthia Freeland, della “categoria filosofica del sublime” che lega sentimenti estremi al valore estetico dell’evento (5). Le sue opere affrontano i grandi temi: la vita, la morte, il perché dell’esistenza. Entrano in contatto con il pubblico attraverso canali tanto viscerali o emotivi, quanto intellettuali: la loro visione presuppone una durata e uno sguardo assorto e non promettono “soddisfazioni e rivelazioni immediate”. L’immagine delle opere di Viola, animata da movimenti impercettibili, galleggia lentamente nello sguardo dell’osservatore, attivando una miriade di sensori mentali e fisici, che attingono al tempo e allo spazio delle proprie vite, invitando l’altro alla profondità del sentire… “Viola produce sogni, eppure, ci sfida a sognare, ad avventurarci oltre ciò che viene offerto” (6).
La cover di questo libro è dedicata all’opera di Viola “Observance” (2002). “In Observance l’autore dà vita a una manifestazione di dolore molto coinvolgente. Una fila solenne di persone addolorate è incorniciata in uno schermo alto e stretto, come la sezione di una pala d’altare. I personaggi arrivano lentamente in cima alla fila e sostano un attimo di fronte a una terribile visione. Dire “lentamente” è riduttivo: la processione è estremamente rallentata e quindi il movimento quasi impercettibile. Anche se guardano nella nostra direzione, i personaggi non vedono noi, ma qualcosa di atroce, tragico e luttuoso, qualcosa di terribile che non conosciamo. Tutti hanno un aspetto normale e sono rappresentativi di diverse fasce d’età e gruppi etnici, accomunati solo dal bisogno di essere testimoni e di rendere omaggio. Ciascuno si presenta davanti a tale visione di dolore assoluto, presagito ma ancora ignoto, da solo. Possiamo osservare nel dettaglio le fasi della loro preparazione mentale e dell’angoscia” (7). Sembra impossibile non vivere come reale il dolore espresso da queste persone, sul loro volto si legge una nuova consapevolezza del mondo. Viola ritrae la vulnerabilità umana, il nostro intimo bisogno di prendere atto della perdita e in qualche modo di poterla superare.
L’artista ha affermato che molte delle sue opere sono scaturite da una prolungata e continua elaborazione della morte dei genitori. Nel suo toccante articolo ci fa dono di questa sua dolorosa esperienza: “La perdita di una persona cara – scrive – ci insegna il valore e la sacralità della vita umana e la presenza permanente dell’amore”.