L’idea di raccogliere e pubblicare brevi racconti scritti da analisti fu lanciata nel Committee IPA “Psychoanalysis in Culture”, ed ebbe un notevole successo.
Da qui la proposta di aprire questa sezione del sito, che una volta al mese pubblicherà un racconto inedito o editabile, scritto da colleghi, soci e candidati SPI-IPA.
Il sottotitolo “I resti della giornata analitica” nasce dalla convinzione che, al termine della giornata di lavoro ed esaurite le scritture professionali, gli analisti necessitino talora anche di altri modi per dare voce al loro immaginario o per liberarsi di fardelli pesanti. La scrittura può essere allora un complemento dell’ascolto analitico, un mezzo capace di nutrire o riparare il nostro pensiero di “raccoglitori” di storie. Nella stanza di analisi si incontrano dimensioni complesse e profonde della psiche propria e altrui, lati oscuri della mente in cerca di rappresentazioni condivisibili. Qualcosa cui l’analista cerca di dare parole per fare sì che le sue interpretazioni o ricostruzioni siano condivise dal paziente. In questo senso sia la psicoanalisi che la scrittura cercano espressione per ciò che appare perturbante, ineffabile, indicibile e costruiscono una lingua di parole, suoni, colori e forme arricchita da affetti riscoperti. Parole atte ad esprimere ciò che ha eluso ogni precedente definizione. Parole scritte rivolte a coloro che sono coinvolti nell’esplorazione di quei territori che ci sono estranei e insieme familiari, al bordo tra l’incomprensibile e il tollerabile, parole che accrescano la nostra ricerca.