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“L’unità psiche-soma nella cura psicoanalitica” di Maurizio Stangalino – Recensione di C. Buoncristiani

La vita, la morte, il divenire: le fluttuazioni caotiche dell'entropia vitale e la rigidità "anestetica" dei sistemi chiusi


“L’unità psiche-soma nella cura psicoanalitica” di Maurizio Stangalino – Recensione di C. Buoncristiani

Cosa c’entra la fisica dei sistemi dissipativi con quelle condizioni di trauma originario e precoce che diventano esperienze di morte psichica? Come si intersecano le fluttuazione del “vuoto inquieto” della materia con le turbolenze in cui ci imbattiamo nell’avventura del processo analitico? Come si collega il vissuto somato-psichico dell’analista in seduta con lo spazio potenziale. E questo con il fatto che non è mai possibile predire in modo completo il destino di un sistema complesso?

La bella notizia è che c’è ancora fermento nella psicoanalisi contemporanea. C’è un rimettersi in crisi. Una spinta a sintonizzarsi su frequenze “inaudite”. Qualcosa che parte dalla clinica e si riverbera negli sforzi teorici e si traduce in una disposizione a cercare nuovi paradigmi epistemologici. E che, come un fiume sotterraneo, sta portando la ricerca a dotarsi di strumenti sofisticati ed ulteriori, da aggiungere alla cassetta degli attrezzi.

Il tentativo è quello di pensare un divenire psichico molteplice, che si rivela cercando di incarnarsi in una pluralità di forme. Sul piano della relazione analitica è un divenire in-atto, che si ramifica tanto in dinamiche complesse e singolari, quanto in una eterogeneità di soluzioni plurali per la soggettivazione.

E’ il caso del lavoro di Maurizio Stangalino, L’unità psiche-soma nella cura psicoanalitica (Milano, Franco Angeli, 2023), che mette in tensione il pensiero di Freud, Winnicott e Bion, come anche le acquisizioni dell’infant research e della neurobiologia, con le proposte teoriche della fisica quantistica. Si realizza così un passaggio dallo studio di una causalità lineare a quello di “fluttuazioni” che dal disordine entropico danno luogo a nuovi equilibri dinamici, casuali… ma non arbitrari.

Il libro propone un'affascinante e approfondita ricerca sulle origini del funzionamento dello psichico, nella sua essenza di unità psiche-soma, che si dispiega in forme di organizzazione in continuo mutamento sulla base delle interazioni con l’ambiente interno-esterno. Al centro della trattazione è la dimensione della relazione primaria e la ricerca di come la mente emerge dal corpo, in un'interazione strutturale mente-corpo, Io-Altro.

Come spiega Anna Ferruta nella prefazione, i punti di forza di questo testo stanno nell’invito a proseguire la ricerca “con una metodologia non deduttiva o causalistica, ma (…) probabilistica e integrativa, propria dei sistemi viventi”. Il focus dell’attenzione, in questo caso, è la clinica di quei soggetti, soprattutto giovani, “che sembrano attraversati da una tendenza all’auto-annientamento” che li attira verso la non-vita. Condizioni segnate da un vissuto di solitudine irreparabile e da una conseguente “chiusura” sistemica.

L’ottica clinica profondamente psicoanalitica di Stangalino rivela come l’incontro con i bambini, gli adolescenti e i loro genitori abbia formato lo sfondo di riferimento delle tematiche teoriche. Di qui la formazione del sintomo come prima creazione psichica del soggetto psicosomatico e come tentativo di guarigione e la rinnovata centralità della sessualità: è la libido a operare l’apertura intersoggettiva che diviene Eros contrapposto a Thanatos. Solo così l’equilibrio rigido e mortifero dei sistemi chiusi si apre al “fuori”, consentendo un’entropia vitale, fatta di disordine e varianze, generati dalla “comunicazione tra sistemi”: dall’incontro con l’Altro.

Il testo si avventura negli abissi dell'inconscio, con l’intento di proseguire le ricerche nei territori del funzionamento dell'apparato psichico lasciati aperti da Freud, porta l’autore a concentrarsi sulla dialettica tra pulsione di vita e pulsione di morte. Su questa tematica viene introdotto un ampliamento di comprensione teorica e di intervento clinico, in una visione articolata del tema delle due pulsioni, descritta come una dialettica tra “attrattori”, alla luce delle conoscenze fornite da discipline che negli ultimi decenni hanno esteso i loro paradigmi: la fisica del non equilibrio, con gli studi sul disordine entropico dei sistemi chiusi; la neurobiologia, che per gli esseri viventi prevede un continuo divenire interconnesso di discontinuità nella continuità; la psicoanalisi, con le espansioni post-freudiane che individuano nel contesto relazionale il terreno trasformativo della dialettica pulsionale.

Il libro, scritto in modo profondo e lucido, introduce sviluppi del significato della pulsione di morte che prevale nei sistemi viventi in cui l’isolamento e la perdita del legame portano a seguire il piano inclinato del non investimento, del decadimento, indicato con il termine “alloiosi”. Una descrizione innovativa del modello unitario psiche-soma e della dimensione di equilibrio dinamico omeostatico in un ambiente relazionale continuamente in transizione.

 

 

 



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