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“L’uomo che portò Freud sul Gange”. Emilio Servadio e l’India, anticipazioni di una scoperta.

“Il fondatore del Centro Psicoanalitico di Roma come anello mancante nella psicoanalisi indiana”: la psicoanalista della Società Psicoanalitica Indiana Amrita Narayanan svela i primi risultati della sua ricerca


“L’uomo che portò Freud sul Gange”. Emilio Servadio e l’India,  anticipazioni di una scoperta.

Intervista a cura di Giovanna Montinari (Centro Psicoanalitico di Roma)

Alla scoperta della duplice e reciproca influenza tra il pensiero di Emilio Servadio e la psicoanalisi indiana. In occasione dell’articolo “Un italiano nella giungla indiana, Emilio Servadio è un anello mancante nella storia della psicoanalisi coloniale in India”, scritto da Amrita Narayanan e proposto alla valutazione dell’International Journal of Psychoanalisys, Giovanna Montinari anticipa interessanti considerazioni. Le due psicoanaliste a dialogo in occasione della consultazione dell’Archivio Servadio (fondato dalla dott.ssa Bianca Maria Puma con il patrocinio e la tutela dei Beni Culturali Italiani).

 

G. Montinari: Come sei entrata in contatto con il pensiero di Emilio Servadio e quali sono le linee guida che cerchi tra i documenti che vuoi consultare in Italia?

 

  1.  Narayanan: “Il mio sguardo è stato catturato da una frase solitaria a pagina 17 dell'opera “Freud Along the Ganges” (Akhtar, 2005), che documenta, tra il 1939-1946, la presenza di uno psicoanalista italiano, Emilio Servadio, a Bombay.  Il periodo trascorso da Servadio in India è praticamente sconosciuto. Non c'è alcuna menzione di Servadio in nessun documento o resoconto della Società Psicoanalitica Indiana. Egli rimane una "persona scomparsa" nei resoconti scritti sulla storia della psicoanalisi in India. Dopo aver letto questa frase in Freud “lungo il Gange” mi sono interessata molto a Servadio e ho trovato l'archivio online in cui ho letto la sua biografia curata da Bianca Maria Puma. Quando ho capito che Servadio era stato internato nel campo di prigionia di Satara ho iniziato a documentarmi su quel luogo facendomi un'idea della vita lì. Ho contattato un giornalista tedesco che aveva vissuto da bambino a Satara, in cerca di notizie su Servadio. Anche se non aveva notizie direttamente collegate alla mia ricerca, le sue vivide descrizioni del campo di Satara mi hanno fatto pensare che sarebbe stato interessante ricostruire qualcosa della vita di Servadio in India”.

L'INTERVISTA CONTINUA...



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