Attualità e nuove sofferenze

IL BONUS SALUTE MENTALE SPARISCE. QUALCHE IPOTESI di Chiara Buoncristiani

Una proposta bipartisan prevedeva un fondo da 50 milioni di euro che all’ultimo minuto è sparito dalla Finanziaria. Breve guida per psicoanalisti alle logiche dell’apparato burocratico


IL BONUS SALUTE MENTALE SPARISCE. QUALCHE IPOTESI di Chiara Buoncristiani

Occorre proporre una riflessione sulla in-capacità psichica della società di far entrare dalla porta quello che inconsciamente si cerca di rimuovere e negare. I politici che hanno preso a cuore la salute mentale sono alle prese con le stesse logiche con cui trattano il bonus monopattino

 

Fondi per cinghiali e birra artigianale, ma nulla alla salute mentale

Perché nella legge di bilancio 2022 c’è stato spazio per il bonus mobili e per Superbonus 110% per le ristrutturazioni delle villette, 10 milioni di euro per ridurre le accise sulla birra artigianale, 7 milioni per gli ippodromi, 800 mila euro per festeggiare il centenario del Partito Comunista e 600 mila per finanziare il Giro d’Italia under-23 e 500mila euro per sperimentare il vaccino immuno-contraccettivo per contrastare la proliferazione dei cinghiali? E perché non c’è nulla per la salute mentale?

Oltre al danno la beffa. Manca ancora un progetto di complessiva ristrutturazione dell'organizzazione dei servizi di salute mentale sui territori, per intercettare i bisogni emergenti (nel senso di emergenza e di nuovi bisogni) della collettività). Intanto il piano di assunzioni nel campo dell’assistenza psicologica, che pure è stato varato, si sta perdendo nella burocrazia e l’Italia resta un terzo degli psicologi in organico all’Ssn rispetto agli altri paesi europei. Ma ora sono anche spariti i promessi 50 milioni per il “bonus salute mentale”.

Fondi che, siamo d’accordo, sarebbero stati un intervento ancora insufficiente, garantendo al singolo non più di qualche seduta, ma avrebbero dato almeno un segnale per quanto riguarda le priorità del Paese. Da noi la psicoterapia continua a scontare tabù e pregiudizi. Qualcosa di cui vergognarsi, o un privilegio per benestanti.

Ma è solo per questo che la salute mentale è così poco considerata? Per chi è abituato a studiare la struttura e l’economia dell’apparato psichico – le sue forze in opposizione, così come i meccanismi di difesa e le diverse funzioni - non dovrebbe essere complicato comprendere che è ingenuo chiedersi se ci sia un progetto “conscio” del sistema burocratico, teso a penalizzare il benessere psicologico degli individui e a cancellare la cura della sofferenza mentale. Semmai questi sono gli effetti (gravi) di un insieme di memorie procedurali, interessi in opposizione dinamica, traumi cumulativi e “difetti di base” dell’organizzazione politico governativa. Rispetto a questa organizzazione, che non è né buona né cattiva, ma semmai è patologica, perché si è sviluppata adattandosi a decenni di storia repubblicana, i professionisti della cura psichica, psicoanalisti e psicoterapeuti possono scegliere: chiedere attenzione battendo i pugni in ordine sparso, oppure analizzare gli equilibri in campo e decostruire i meccanismi per giocare la partita.

Negli ultimi due anni, anche per via della Pandemia, le richieste d’aiuto sono infatti aumentate del 40 per cento: depressione, disturbi d’ansia, tentativi di suicidio rappresentano un’ondata dall’impatto devastante. Si stima che un italiano su tre, tra quelli che vorrebbero intraprendere un percorso psicoterapeutico, non ha mai avuto le possibilità economiche per cominciarlo. E c’è un 21 per cento che quel percorso lo aveva già intrapreso, ma ha dovuto rinunciarci per colpa della crisi. Un’emergenza sempre più pressante che coinvolge giovani e famiglie. Ma niente da fare per il fondo da 50 milioni di euro per rendere disponibili le cure psicologiche anche a chi non può permettersele. L’idea era quella di un voucher da utilizzare per il pagamento delle prestazioni dei professionisti. Ma all’ultimo minuto è saltato.

In Senato era arrivata una proposta bipartisan sottoscritta da parlamentari di Partito democratico, Cinquestelle, Fratelli d’Italia, Lega, Italia viva e Forza Italia. La norma, la cui prima firmataria era Caterina Biti del Partito democratico, prevedeva 15 milioni per un bonus avviamento psicologico e altri 35 per un bonus sostegno.

A fronte dell’impennata dei bisogni di cura della sofferenza psichica della popolazione, la cancellazione del bonus salute mentale è stato quindi vissuto come uno schiaffo, soprattutto dopo che in questi ultimi mesi c’è stata una pioggia di benefici per tutti i settori: dal bonus monopattini, a quello tv e decoder, dal “bonus terme”, al fondo occhiali da vista fino alle agevolazioni sulle vacanze. In totale 150 milioni di euro per accontentare le richieste dei partiti. C’è chi le chiama mance, mancette o, peggio, marchette.

Come funziona la logica della legge di Bilancio (o Finanziaria)

Da Io sono il potere: confessioni di un capo di gabinetto, libro anonimo uscito lo scorso anno per Feltrinelli, si possono trarre alcune frasi illuminanti sulla logica con cui la Finanziaria viene elaborata. Un funzionamento che può essere analizzato.

Riportiamo qui alcuni passaggi, solo per dare il senso generale della questione. Il dato di partenza è che la Finanziaria (anche se oggi si chiama legge di Bilancio), secondo al Costituzione, è l’unica legge che “il Parlamento necessariamente approva entro la mezzanotte del 31 dicembre di ogni anno” perché è il “pieno di benzina della macchina dello Stato”. Vista la mostruosa vischiosità dei tortuosi passaggi che rendono quasi impossibile l’approvazione di una qualunque altra legge, si spiega perché in Finanziaria finiscano di tutto: tasse, spese, finanziamenti, proroghe, obblighi, diritti e doveri. “I progressi più nobili e le schifezze più abiette”. Per i burocrati che si occupano di far entrare un emendamento nella stesura finale si tratta di salire sull’ultimo “treno per Yuma”. Nelle Confessioni si può scorgere una sorta di “piramide dei bisogni”, per come è rappresentata nelle menti di chi questa legge la contratta e poi la scrive: “Portare prima a bordo gli articoli funzionali al proprio compito del ministero, poi quelli che sorreggono la carriera del ministro, infine quelli caldeggiati da un gruppo di pressione a cui siamo legati. Un’associazione ambientalista, una multinazionale, un’azienda parastatale… non importa chi e perché”.

La psicodinamica della Finanziaria si snoda entro un rituale intersoggettivo che dura mesi ed è simbolizzato dalle diverse “bozze”. Per mesi Roma è invasa da lobbisti in rappresentanza di ogni tipo di interessi che cercano di capire a chi rivolgersi, perché il potere reale dei singoli esponenti politici si valuta a partire da quanto e da che cosa è riuscito a inserire. Formalmente il Consiglio dei ministri approva una bozza, che però è una sorta di “ricordo di copertura” perché sta lì per segnalare i pesi e contrappesi, o meglio le tracce che condizioneranno la negoziazione delle misure finali. Nel frattempo, c’è da passare un esame di realtà che consiste nel valutare coperture e fattibilità.  Soprattutto è “inutile inseguire le bozze mutevoli, bisogna capire da dove escono”. 

Emendamenti, pezzi di emendamenti, gruppi di pressione, interessi, intrecci, per arrivare alla lunga notte in cui si misurano equilibri e forze del potere, per fare entrare nel testo finale un centinaio di misure a favore di questo o di quello, senza alcuna logica, né colore politico, salvo quello degli interessi.

Come fare per …

Se la macchina della legge di bilancio funziona così come possiamo fare a far finanziare adeguatamente la salute mentale?

Non basta che uno o dieci gruppi parlamentari, ministri o partiti siano “favorevoli” a sponsorizzare un bonus proponendo un emendamento. Bisogna che i pochi che decidono davvero come investire i fondi pubblici abbiano un interesse concreto, altruistico o egostico, a farsi carico del destino di chi vive un disagio psichico tessendo un progetto ampio e facendo entrare l’articolo che lo prevede in Finanziaria. Per fare questo, serve in piano articolato. Da una parte, serve una campagna capillare di comunicazione sociale e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Dall’altra è fondamentale costruire un gruppo di pressione coeso e in grado tradurre le nostre preoccupazioni alla politica, spiegando i costi che ci sono a ignorare le problematiche psicologiche ma anche illustrando il ritorno economico, sociale e anche elettorale di una maggior tutela.

Più in generale, occorre proporre una riflessione sulla in-capacità psichica della società di far entrare dalla porta quello che inconsciamente si cerca di rimuovere e negare. I politici che hanno preso a cuore la salute mentale ci credono davvero, ma poi sono alle prese con le stesse logiche con cui trattano il bonus monopattino: vogliono affrontare il problema della sofferenza psichica perché (chissà perché?) è un tema che attrae, ma anche respinge; fa rumore ma poi si organizza in base al silenzio...Insomma, molto ci sarebbe da riflettere sulla volontà cosciente di utilizzare politicamente il tema per poi inciampare sulle resistenze inconsce a trattarlo per affrontarlo veramente.

 



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