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Report Convegno Intercentri - “Immaginare il futuro: il pensiero oltre le angosce catastrofiche e il diniego” (4 novembre 2023) di Flavia Salierno

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Report Convegno Intercentri - “Immaginare il futuro: il pensiero oltre le angosce catastrofiche e il  diniego” (4 novembre 2023) di Flavia Salierno

Se non è immaginabile un mondo diverso e migliore dal nostro, dobbiamo considerare la possibilità che la Storia sia giunta alla fine.

Per parlare al futuro, guardando in avanti, forse è necessario partire dalla fine. Al finire, infatti, della mattinata, al momento dei commenti, un collega ci riporta alla realtà. Quella vera, quella fatta di crudeltà e violenza. Quella che in medio oriente, ma anche in Ucraina, porta morte e distruzione e si pone, quindi, alla base del nostro attuale. E anche del futuro, appunto.

Tra il futuro dellumanità, del mondo che la ospita e quello della psicoanalisi, la risposta sembra essere, riferendosi alla citazione di un libro di fantascienza di Asimov, DATI INSUFFICIENTI PER RISPOSTA SIGNIFICATIVA». Così rispondeva Multivac, il computer. A questa citazione, Fabio Castriota aggiunge: Se oggi noi siamo arrivati a un punto in cui non possiamo immaginare un mondo sostanzialmente diverso dal nostro, in cui non si vede in che modo il futuro potrebbe costituire un miglioramento essenziale rispetto al nostro ordinamento attuale, allora dobbiamo anche prendere in considerazione la possibilità che la stessa Storia sia giunta alla fine". Sono le parole di Francis Fukuyama tratte da: "La fine della storia e l'ultimo uomo”. La mancanza di risposte significative in merito al futuro effettivamente si trasformano in domande che aiutano le riflessioni. Continuando a citare Fabio Castriota Per quanto riguarda la dimensione temporale registriamo una modificazione del modo di vivere e concettualizzare il tempo dovuta allaffermarsi dellidea di istantaneità, che esclude sia la progettualità del futuro che la tradizione del passato. Il nostro presente sembra aver perso il senso della profondità e la nostra identità vacilla, privata com’è della dimensione diacronica e narrativa (…).

Nella situazione attuale, la stessa idea di spazialità risulta deformata dato che, nello spazio postmoderno della simultaneità, in cui tutto è presente contemporaneamente, la rete rende fisicamente isolati anche se sempre connessi, come una moderna biosfera, che avvolge e contiene le esistenze. La stessa sensazione di essere vivi rischia così di identificarsi con la possibilità di essere connessi e la moderna concezione della relazione finisce per legarsi alla possibilità della telepresenza: sempre in contatto senza vicinanza fisica.

Tra laltro la tecnologia contemporanea si è inserita allinterno delle strutture della materia vivente diventando un surrogato dellumano in tutti i campi. È innegabile che stiamo vivendo una svolta post umana, cioè il superamento dellidea dellumano alla quale eravamo abituati.

Nel riferimento alla fila davanti la porta dellufficio della cartomante sotto il suo studio, Stefano bolognini ci dice quanto il pensiero magico possa essere una risposta alla paura del presente, nonché del futuro.

Bolognini aggiunge: Nel caso del meteo ci accontentiamo di una sufficiente approssimazione, nel campo delleconomia siamo piuttosto rassegnati ad una scarsissima prevedibilità.

In generale, il nostro desiderio di previsioni sul futuro si tramuta in bisogno quando le circostanze storiche ci fanno percepire pericoli come guerre, epidemie, crisi economiche gravi o sconvolgimenti sociali che turbano il nostro senso di sicurezza e di continuità relazionale e perfino identitaria: quando il soggetto o la collettività vanno in crisi, e la rappresentazione della realtà è confusa o suscita angosce insostenibili, il più delle volte si regredisce, da soli o in massa, e ci si rifugia nel pensiero onnipotente, e quindi nella illusione di preveggenza”. Bolognini si appoggia al concetto di fantasia dicendo: Luso creativo del phantasieren trova una deliziosa presentazione nel Poeta e la fantasia freudiano (1907), così come la sua versione difensiva onnipotente più caratterizzata io la rinvengo nell’Avvenire di unillusione (1927).  La fantasia può infatti essere attivata con funzioni diametralmente opposte: anticipare/costruire una nuova realtà possibile, oppure distorcere/negare la realtà, sostituendola con il wishful thinking o con vere e proprie farneticazioni al servizio del principio del piacere (che comunque i grandi artisti possono rocambolescamente recuperare in chiave estetica, come fa Montale (1971), ...Fu un errore conoscersi, un errore che tento di ripetere, perché solo il farnetico è certezza”.

Citando Alfredo Lombardozzi: Wilfred Bion ed Erik Erikson due autori molto diversi ma entrambi molto significativi per il pensiero psicoanalitico. Mi riferisco al Cambiamento catastrofico in Bion e all'idea di Speranzain Erikson. In modo diverso entrambi i concetti si prestano ad essere fonte di ispirazione sia nella situazione analitica che nel mondo esterno e nellintreccio della realtà psichica con la realtà esterna”.

Definirei la Speranza, avvicinando le due visioni, quella di Bion e quella di Erikson, a quellapproccio ispirato al pensiero kohuttiano, che individua, nella spinta alla vita e ad unesistenza di piena dignità, un fattore vitale (Chiavegatti, Di Luzio, 2023). Questo stato della mente trova una sua espressione proprio sul crinale del processo trasformativo che avviene nel passaggio tra pre e post catastrofico. Il senso della Speranza prende forma e forza proprio nel corso di questo processo, nelloscillazione tra sfiducia e fiducia, attraverso un accompagnamento psichicamente e culturalmente riconosciuto.”

Dal pensiero di Barbara de Rosa: Dalla crisi economica del 2008 al terrorismo, dalla pandemia al ritorno della guerra in Europa e ora in Medioriente, fino alla crisi climatica, i cui effetti sono sempre più visibili proprio mentre assume tratti di irreversibilità.

Però, un po’ come la delusione della Grande Guerra mascherava lillusione in cui si era cullata la civilissima Europa dellepoca (Freud, 1915), il nuovo millennio sembra il risveglio da unillusione connessa anche a falle, forse ineludibili, di Kulturarbeit. (..) Che lenorme squilibrio tra leconomia reale e la speculazione del mondo finanziario non comportasse rischi di crisi economiche mondiali; che la globalizzazione con la libera circolazione di uomini e prodotti non implicasse anche quella di virus e batteri; che le derive autocratiche non alimentassero cupidigia e distruttività; infine, che la modalità predatoria nel rapporto delluomo con lambiente non conducesse alla situazione catastrofica verso cui stiamo correndo, appaiono omissioni di Kulturarbeit basate sulla prevalenza del bisogno sul piano di realtà, ovvero su ciò che Freud (1927) intendeva con illusione. E se è vero, come sostiene Adorno (1972), che il Kulturarbeit implica inevitabilmente un rinculo, se un certo grado di illusione è necessario a preservare linvestimento libidico che mantiene in vita lo psichismo individuale e collettivo (Aulagnier, 1986), sembra che lipermodernità maniacale in cui siamo immersi abbia particolarmente nutrito il bisogno umano di illusione, titillando la nostra onnipotenza fino a negare ciò che ci ha resi umani: lincontro con il limite, la mancanza, la fragilità, motori dei processi di sviluppo individuale e di incivilimento (Freud, 1915).

Dallintervento di Chiara Matteini: Marc Augé segnalava la differenza fra macerie e rovine. Augè riflette su un tempo, il nostro, che documentando costantemente, perde il senso della temporalità: «Le macerie accumulate dalla storia recente e le rovine non si assomigliano. Vi è un grande scarto fra il tempo storico della distruzione, che rivela la follia della storia (le vie di Kabul o di Beirut), e il tempo puro, il tempo in rovina, le rovine del tempo che ha perduto la storia o che la storia ha perduto».

La storia futura, scrive Augé, non produrrà rovine, non ne ha il tempo. La rovina, luogo di percezione del tempo e del suo passaggio richiede solitudine, silenzi, oblio. Eppure potremmo osservare che la rovina sorge come tale nel nostro ritrovarla, dopo averla apparentemente dimenticata. È certo una questione di tempo, ma è anche una questione di alternanza fra memoria e oblio. Potremmo forse dire che mentre la rovina rimanda indubitabilmente al nostro non essere stati lì e al nostro futuro non esserci, le macerie, nella loro istantaneità, contraggono il tempo, fermandolo in una distruzione presente, di cui siamo ancora testimoni.”

La storia futura, scrive Augé, non produrrà rovine, non ne ha il tempo. La rovina, luogo di percezione del tempo e del suo passaggio richiede solitudine, silenzi, oblio. Eppure potremmo osservare che la rovina sorge come tale nel nostro ritrovarla, dopo averla apparentemente dimenticata. È certo una questione di tempo, ma è anche una questione di alternanza fra memoria e oblio. Potremmo forse dire che mentre la rovina rimanda indubitabilmente al nostro non essere stati lì e al nostro futuro non esserci, le macerie, nella loro istantaneità, contraggono il tempo, fermandolo in una distruzione presente, di cui siamo ancora testimoni”.

Alessandra Balloni si appoggia al mondo dellarte per parlare della condizione attuale e del futuro: Mi sembra importante sottolineare qui che non si tratta di tornare alle origini di un mondo incontaminato, né di rinnegare i progressi della scienza e della tecnica o di demonizzare la tecnologia disconoscendone le risorse, ma di prendere coscienza dei limiti, interrompendo lesercizio di un dominio onnipotente sulla natura dalla quale le nostre vite e quelle delle future generazioni dipendono.

Searls ci mette in guardia dal fare lequazione fra il mondo idealizzato della nostra infanzia irrimediabilmente perduta, un mondo del quale cancelliamo retrospettivamente gli aspetti più carenti e dolorosi, con un ambiente incontaminato dallinquinamento.

Alessandra Balloni nomina Lopera di Beuys Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda, dice: Questinstallazione fu realizzata nel 1966 in risposta a quella che fu la più grande tragedia farmaceutica del dopoguerra. (..) Lopera di Beuys ci riporta alla nostra sordità, alla nostra incapacità di destrutturare i nostri punti di riferimento per trovare accesso alla pensabilità.  Il significato concettuale di questopera assume dunque un valore universale, che coinvolge il piano intellettuale, morale e politico e chiede lascolto della collettività perché sia possibile accedere alla consapevolezza e a una possibile trasformazione.

Traendo spunto dal convegno, la giornata dedicata al futuro è sembrata permeata da una condizione dove l’angoscia catastrofica sembra bussare continuamente alla porta. Come bussano le guerre nei paesi vicini, di fronte alle quali non funziona nemmeno il diniego. Quindi la conclusione è che sia difficile andare oltre”, se non attraverso”. E che non basti il pensiero, se questo non sia accompagnato dallazione. Dove agire, almeno in questo caso, fa adeguata rima con la parola intervenire.

 

VEDI ANCHE:  

Immaginare il futuro: il pensiero oltre le angosce catastrofiche e il diniego (CdPR- CPdR, 4 novembre 2023). Report di Mariaclotilde Colucci

IMMAGINARE IL FUTURO: IL PENSIERO OLTRE LE ANGOSCE CATASTROFICHE E IL DINIEGO CPdR-CdPR - 4 NOVEMBRE 2023



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